I secoli bui del Medioevo by Giuseppe Staffa

I secoli bui del Medioevo by Giuseppe Staffa

autore:Giuseppe Staffa [Staffa, Giuseppe]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: History, Europe, General
ISBN: 9788822726841
editore: Newton Compton editori
pubblicato: 2018-12-05T16:00:00+00:00


Il “regno” di Pipino

Per una dinastia che si affermava al di qua del Mediterraneo, un’altra iniziava a germogliare al di là delle Alpi. Abbiamo già visto come Carlo Martello, anche in virtù dell’altisonante vittoria ottenuta a danno degli arabi, ridimensionata dalla storiografia, è bene ricordarlo, riusciva a consolidare un potere tutt’altro che stabile. Quando spirava nel 741, egli poté così consegnare nelle mani dei figli Pipino e Carlomanno un regno saldamento unificato. Un regno di cui sulla carta esisteva ancora un sovrano, il merovingio Childerico iii. Costui però era ridotto a uno stato larvale, neppure buono per presiedere alle cerimonie. Fu dunque ovvio che nel momento in cui anche il fratello Carlomanno decise (pardon, fu costretto) di togliersi di torno preferendo la tranquillità del chiostro, Pipino fosse disposto a compiere il grande passo e farsi riconoscere de jure e de facto per ciò che era, ovvero l’unico sovrano della Francia. Ora non restava che trovare l’autorità disposta a suggellare quell’intenzione e Pipino non ebbe difficoltà a trovarla. Chi meglio del pontefice infatti? Il papato era in strettissimi rapporti con i franchi sin dal tempo della conversione di Clodoveo, pace all’anima sua e alla sua fede. In più, godeva del prestigio necessario, riconosciuto in tutte le lande della cristianità, per legittimare quella che, neppure troppo maliziosamente, sarebbe apparsa ai più come un’usurpazione bella e buona.

Pipino, consapevole di tali implicazioni, sondò il terreno con prudenza. Prima di sbandierare i propri propositi, inviò infatti una missiva nella quale chiedeva all’allora papa Zaccaria, quanto fosse opportuno che i franchi continuassero a essere governati da un sovrano che contasse meno dell’ultimo scudiero. Zaccaria si fece il segno della croce e riesumando l’illustre parere di due giganti della cristianità quali Agostino e Gregorio Magno, rispose che la corona spettava a chi di fatto deteneva il potere.

Pipino non fece neppure in tempo a compulsare la missiva contenente il parere del papa che già si faceva eleggere sovrano, nel novero di un’assemblea in cui alla bisogna aveva convocato tutti i maggiorenti del regno. Era il novembre 751: mentre l’olio santo scendeva a ungergli il capo e consacrarlo monarca a tutti gli effetti, il povero Childerico iii veniva gentilmente fatto accomodare in monastero, in cui continuerà a svolgere quell’attività per la quale la sua stirpe era divenuta famosa: ovvero nulla. La sua dipartita, avvenuta nel 755, segnerà la fine della dinastia passata alla storia come quella dei rois fainéants, eppure capace di stuzzicare l’immaginario collettivo tanto da renderla una delle piu rappresentative di tutto l’Alto Medioevo. Ma ormai i tempi erano cambiati. Ora toccava a Pipino dimostrare che il suo soprannome, il Breve, era quanto meno inappropriato.

L’occasione di dimostrare la sua grandezza venne di lì a poco. A offrirgliela, manco a dirlo, fu il pontefice. Morto papa Zaccaria, toccò al suo successore Stefano ii rivolgersi al nuovo sovrano franco e strappargli la promessa di un suo intervento nella penisola, a contrastare i longobardi che ormai premevano su Roma. In cambio dell’eradicazione di quel problema, il pontefice nel 754 si



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